venerdì 24 aprile 2020













BREVE STORIA LETTERARIA (E MAGICA) DELLA SALAMANDRA

(Monte Olimpo, Grecia)


Il sentiero corre ripido giù dalle pendici nebbiose del massiccio. Scendendo dal Monte Olimpo il pensiero va alla carica mistica e mitologica che questo luogo ha sempre ispirato nella mente degli uomini. Qui generazioni di greci hanno immaginato la patria delle divinità, qui hanno inizio o si svolgono la maggior parte di quelle storie che sono entrate a far parte della mitologia e della pratica religiosa del mondo Mediterraneo dando origine alla nostra cultura. Non è difficile immaginare perché proprio qui. La cima dell’Olimpo è quasi perennemente coperta da bianche nubi, fitte nebbie scendono a banchi tra i pini loricati balcanici e mentre coprono completamente Myticas, la vetta che abbiamo da poco lasciato, immergono le gole e le foreste più sotto di un’atmosfera magica e solenne. Una tenue pioggia rumoreggia sulla roccia, sull’erba, sugli aghi raccolti a grappoli dei pini. Ancora più a valle ruscelli impetuosi si ingrossano e corrono veloci precipitando in cascate dal suono armonioso. Questo luogo così sospeso tra le nebbie del tempo è pieno di vita, anche se tutto sembra immobile, iniziato un tempo remoto e ancora all’inizio. La vita si risveglia tra le umide rocce e veloce traversa il nostro sentiero una splendida salamandra pezzata. Guizza con fare interdetto (siamo noi gli intrusi) inconfondibile nel suo corpo nero chiazzato di macchie gialle ben evidenti. I colori sgargianti sono il suo monito ai malintenzionati: sono tossica, non mangiatemi. E tossica lo è veramente, visto che secerne da apposite ghiandole una sostanza fortemente irritante per le mucose. Poi ne scorgiamo un’altra, più sotto un’altra ancora, sembra si siano date appuntamento per un flashmob.

Rimango attonito, non ne avevo mai viste così tante e mentre osservo da vicino la bellezza della colorazione di questi esserini inizio a studiare la sensazione che cresce nella mia testa di aver già avuto a che fare con questa stupenda creatura, ma dove? Rimango per tutta la discesa con quel pensiero fisso nella testa: dove?dove? Poi all’improvviso, con quel sorriso tutto mentale che si ha quando un pensiero che nasce indistinto si trasforma in un “ma dai!”, ricordo. Qualche tempo prima ero incappato nei racconti di un certo Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, scrittore/musicista dell’ottocento fuori di testa che mi avevano colpito per assurdità e originalità. In uno di questi, Il vaso d’oro, il protagonista si trovava invischiato in una faccenda magico/alchimistica che si conclude con la scoperta di aver avuto a che fare, fin dall’inizio della storia, con uno stregone che in realtà è….una salamandra. Ma perché proprio una salamandra? Perchè non un drago o un unicorno? Me lo ero chiesto già durante la lettura di quel libro che poi ho perso e mai più trovato. Nel racconto si evince perfettamente che la salamandra è rivestita di una carica magica, un animale simbolo di un’antica tradizione. E tornando indietro del tempo scopriamo quanto questo esserino apparentemente umile abbia ricoperto nei secoli una veste importantissima. Hoffman aveva probabilmente attinto ad tradizione alchemica. Secondo questa tradizione, attiva fino al 1700, le salamandre erano associate a mitici esseri chiamatati elementali del fuoco e per questo presi a simbolo del processo alchemico di calcinazione (riscaldamento ad alta temperatura per il tempo necessario utile ad eliminare tutti gli elementi volatili in una sostanza). Ecco che il nostro simpatico anfibio, che troviamo sempre in luoghi umidi e con presenza di acqua viene sorprendentemente associato al fuoco. Ma perché?

Bisogna andare molto indietro nel tempo per trovare tracce della nascita di questa fortuna e comprendere un po' la genesi di questo strano accoppiamento. In epoca medievale questa tradizione aveva preso già piede, tanto che un fine e onesto osservatore come Marco Polo, avendo viaggiato nel lontano oriente e avendo visto di persona tante e tante cose, ne Il Milione si sentiva in dovere di spiegare un malinteso, parlando di un tessuto fatto con l’amianto e quindi resistente al fuoco, spesso confuso con l’animale: “e queste sono le salamandre, e l’altre sono favole”. A smentire evidentemente la credenza diffusa che le salamandre fossero animali in grado di resistere al fuoco. Ed effettivamente in quegli anni questa idea era piuttosto diffusa se il quasi contemporaneo Brunetto Latini, grande intellettuale, ma non esattamente uno scienziato scriveva, nel suo Li livres dou tresor (metà del 1200): “E sappiate che la salamandra vive in mezzo alla fiamma del fuoco senza dolore e senza danni al suo corpo, ma spegne il fuoco grazie alla sua natura”. Abbiamo aggiunto quindi un notevole dettaglio, ossia che non solamente la salamandra vive nel fuoco, ma riesce a spegnerlo. Un ulteriore tassello di questa storia si ritrova qualche anno prima. Siamo nell’XI secolo e una misteriosa lettera arriva nelle mani dell’imperatore bizantino, di Federco II di Svevia e anche del Papa. In questo manoscritto un misterioso Re, governante di un altrettanto misterioso e sconosciuto paese cristiano posto lontano in Asia, alle spalle della parte del mondo musulmano e che si firma Prete Gianni, chiede di aprire vie diplomatiche con l’Europa cristiana e descrive i suoi fantastici possedimenti traboccanti di meraviglie. Tra queste “… vicino alla zona torrida vi sono dei vermi che nella nostra lingua si chiamano salamandre. Questi vermi possono vivere solo nel fuoco e si circondano di una sorta di pellicola, come gli altri vermi che producono la seta. Questa pellicola è lavorata con cura dalle donne del nostro palazzo e ne ricaviamo vesti e panni per tutte le necessità della nostra eccellenza. Questi panni si lavano solo in un fuoco che arda violento”. In questo caso la nostra povera salamandra è diventata addirittura un verme, ma rimane ben salda l’opinione che viva nel fuoco. Ma non bisogna credere che questa idea sia nata nelle lontane lande mitiche dell’Asia. Anzi è molto probabile che si sia diffusa lontano attraverso la cultura classica greca e latina, visto che già in epoca romana l’onnipresente Plinio il Vecchio, nella sua Storia naturale ci spiegava che la salamandra “è tanto fredda che al suo contatto il fuoco si estingue non diversamente dall’effetto prodotto dal ghiaccio”. Quindi in origine non vive nel fuoco, ma la sua straordinaria (e del tutto falsa) resistenza al fuoco ha dato adito a farle prendere residenza tra le fiamme, credenza diffusa nel medioevo e ripresa poi in chiave simbolica con l’avvento dell’alchimia, fino ad essere utilizzata nei racconti fantastici dell’800.

Guardo di nuovo il piccolo animale che fuggendo si dirige verso il bordo del sentiero per cercare di nuovo il ruscello, suo habitat naturale. Quanta storia e quante storie si porta dietro inconsapevole. Pagine di mito, scienza, favola e credenze scritte in suo onore. Migliaia di anni di stupore, migliaia di occhi che nel tempo lo hanno osservato favoleggiando sulle sue capacità. Un omaggio al mondo che ci circonda che non ha mai finito di meravigliarci anche con gli esseri più piccoli e meno appariscenti, di cui, almeno per me e per oggi tu, piccola salamandra sei il simbolo perfetto.