In Australia tra i Kuku Yalanji, figli della foresta
La navigazione di ritorno è molto più calma
rispetto a quella dell’andata. Il catamarano naviga tranquillo in alto mare.
Siamo di ritorno dall’isola disabitata di Lady Musgrave, in piena barriera
corallina a largo della costa orientale dell’Australia (se vuoi leggere l’avventura a Lady Musgrave
clicca qui https://laricercadellessenziale.blogspot.com/2020/01/sullisola-deserta-della-barriera.html).
Facciamo conoscenza con due insegnanti australiani che sono qui per fare
snorkeling. Julie e Graham sono esattamente il tipo di professori che in Italia
facciamo fatica ad avere, curiosi, piacevoli e a modo loro avventurosi. Mentre
conversiamo amabilmente (tra un tuffo ed un altro nelle soste del catamarano)
ci parlano di un luogo che li ha profondamente colpiti. Ne descrivono con toni
entusiastici il fascino naturalistico e culturale. Non avevamo mai sentito
parlare della Mossman Gorge, né, ovviamente era minimamente in programma la
visita. Decidiamo di cambiare piano e andare.
L’ampio parcheggio lascia intravedere in fondo
una struttura futuristica a vetrate. Il centro visite è chiaramente un progetto
ambizioso di valorizzazione della cultura aborigena. La Mossman Gorge è una
profonda incontaminata gola aperta faticosamente da un limpido fiume attraverso
le montagne. E’ la patria del popolo dei Kuku Yalanji, che hanno vissuto qui
fin da tempi remoti. All’appuntamento per la visita si presenta un bus guidato
da un aborigeno obeso; faccio mente
locale e mi guardo intorno, la percentuale di obesi è impressionante. Mi viene in mente ciò che dice Jared Diamond
a proposito dell’aumento di obesità, malattie cardiovascolari e ipertensione
tra gli abitanti indigeni della Nuova Guinea: il fisico dei popoli che per
secoli hanno condotto una dieta
pressoché priva di sale e zucchero non ha sviluppato strategie per
sintetizzarli in modo efficiente come i popoli industrializzati; l’adozione di
uno stile di vita occidentale diventa una vera e propria epidemia di problemi
di salute. Mentre il bus scalcinato ci conduce verso l’inizio della gola
passiamo accanto ad una sorta di baraccopoli recintata fatta di penosi
prefabbricati bianchi. I figli della foresta ora vivono qui, nel mezzo di una
sterile terra bruciata dal sole a ridosso di quella che fu la loro casa
originaria, per gentile concessione della politica governativa.
Ma non perdiamoci d’animo. All’inizio della gola
viene a recuperarci la nostra guida (magra) dal nome impronunciabile
(figuriamoci a scriverlo). Da questo istante viviamo tutta un’altra
storia. Ricorda vagamente Bob Marley, ma
parla con passione della sua gente, della sua terra. La Mossman Gorge è una
ripida gola coperta di una vegetazione lussureggiante, percorsa da un torrente
che salta tra le rocce coperte di muschio. Un luogo selvaggio. I Kuku Yalanji
chiamano la foresta “Madre” e ci chiedono di entrare con rispetto. Prima di
incamminarci ci sottopongono alla cerimonia del fuoco. Dobbiamo girare varie
volte intorno ad un fuoco acceso lasciandoci avvolgere dalle spire del fumo.
Serve ad allontanare gli spiriti cattivi, dice lui, ma io sospetto che in
realtà ha il solo scopo di toglierci l’odore di civiltà di dosso. Poi, con voce
ferma e tonante, avverte lo Spirito della Foresta che questi sconosciuti sono
con un suo figlio (i Kuku si definiscono figli della foresta) e stanno
camminando con lui da amici. Per questa gente la foresta è contemporaneamente
un supermercato, una casa, una madre e un’università. Mentre camminiamo
esplorando la gola, guardingo su un tronco, ci osserva uno splendido Rainforest
Dragon, grande rettile arboreo della famiglia Hypsilurus.
Intanto scopro quanto un luogo sacro
possa essere semplice. Due grandi rocce che poggiano l’una sull’altra lasciando
un varco che ricorda un portale. In questo luogo i figli della foresta
celebrano le quattro cerimonie più importanti della tribù: nascita,
iniziazione, matrimonio e morte. L’iniziazione in particolare riveste un ruolo
fondamentale, segna il passaggio all’età della responsabilità personale e
avviene intorno ai tredici anni. Arriviamo al fiume. I Kuku hanno un rapporto
simbiotico con questo ambiente, si lavano e bevono la sua acqua. La nostra
guida ci invita caldamente a berne (probabilmente sa che in molti si
rifiuterebbero) come gesto di condivisione il popolo e con l’ambiente in cui
sono immersi in una unità difficile da comprendere. E mentre beviamo, in un
attimo di distrazione lui si è già spogliato e sta facendo il bagno nel fiume,
la sua giornata di lavoro è finita, la foresta può riprendersi finalmente suo
Figlio.
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