martedì 25 febbraio 2020








Lungo la via Francigena del sud: l’abbazia di Fossanova




L’antica strada dei pellegrini che conduceva dal sud Italia a Roma e viceversa, al fine di imbarcarsi per la Terrasanta, asse viario principale e molto utilizzato per tutto il medioevo ed oltre, toccava, nel suo dipanarsi una serie di località, castelli ed insediamenti religiosi, borghi e villaggi nei quali i pellegrini o i mercanti potevano ricevere assistenza, riparo e cibo.
Tra gli snodi più importanti e sicuramente tra le perle del Lazio che vale la pena ancora oggi visitare, tanto il tempo sembra essere stato clemente con questo complesso, spicca l’abbazia di Fossanova, ai piedi dei Monti Lepini. L’antico borgo sorto intorno all’abbazia di Fossanova è probabilmente uno dei luoghi più suggestivi del panorama laziale. L’abbazia è considerata, insieme a Casamari, uno degli esempi più significativi dell’architettura gotico-cistercense in Italia. Nata da un convento benedettino, divenne cistercense nel 1135, allorché i monaci iniziarono la costruzione della chiesa. Intorno nacque un complesso che sopravvive tutt’oggi nella sua integrità, ricco di edifici antichi e perfettamente conservati, che restituiscono, nel complesso il colpo d’occhio che si offriva al pellegrino in pieno duecento.
Il complesso gravita attorno a quello che era il fulcro della vita monastica, il chiostro, famoso per la sua armonia e luogo spirituale della meditazione dei monaci, intorno al quale sono disposte le strutture principali. Tutto il lato occidentale è occupato dalla stupenda chiesa, orientata verso sud, da poco restaurata ed oggi restituita all’antico, sobrio splendore tipico dell’architettura cistercense, con pianta basilicale a croce latina con tre navate e coro rettangolare; a nord si aprono la sagrestia e la Sala capitolare, nella quale è inciso un grande nodo di Salomone, simbolo che gli esperti di mistero e di esoterismo attribuiscono ad una forte presenza templare nell’abbazia, ipotesi da verificare, per quanto affascinante, essendo il luogo sicuramente suggestivo, dal momento che questo ambiente veniva comunemente chiamato anche Sala dell’ascolto dello Spirito; era in questo luogo, infatti che ogni mattina i  monaci ascoltavano le Sacre Scritture e altri testi di teologia, oltre a dibattere le più importanti questioni amministrative ed economiche della comunità. Il lato orientale è composto dal refettorio, dalla cucina e dalla dispensa, mentre sul lato meridionale si aprono delle sale di rappresentanza e, forse, la casa dell’abate. I piani superiori sono occupati dai dormitori dei monaci, mentre più lontani trovano posto l’ala dei conversi, l’infermeria e la foresteria.
La foresteria, in particolare riveste, nell’ottica del pellegrino e del viandante un’importanza fondamentale. Essa era infatti disposta vicino all’antico ingresso principale dell’abbazia e rispondeva alla precisa esigenza di accogliere tutti coloro che avevano necessità di un riparo sicuro, di ristoro e spesso anche di cure, dopo aver intrapreso il lungo viaggio da o verso Roma. L’ospitalità era un preciso dovere della congregazione, espressamente indicato nella Regola di S. Benedetto e ben si inseriva in quella rete di punti fissi di sosta nei quali i pellegrini avevano possibilità di fermarsi, ben distribuiti lungo tutta la via francigena. La foresteria era, infatti, composta da due edifici perpendicolari tra di loro; nel primo (una vasta camerata) alloggiavano i pellegrini, mentre l’altro fabbricato era composto da due piani, nei quali trovavano posto, rispettivamente la cappella per i pellegrini e quella per i religiosi di passaggio. Non molto distante da questa struttura vi era anche l’infermeria dei pellegrini, oggi andata quasi del tutto persa, mentre rimangono completamente intatte le altre strutture ricettive, che rendono perfettamente l’idea dell’accoglienza e della capillare organizzazione ricettiva che la presenza delle abbazie e dei monasteri garantiva lungo il percorso della via francigena.
L’abbazia è stata segnalata dalla Regione Lazio come uno dei poli attrattivi turistici della Regione, essa è indissolubilmente legata al nostro territorio, sia per ragioni storiche, sia per vicinanza. E’ un importante centro propulsore per lo sviluppo del turismo sostenibile che la rete dei Cammini e delle antiche strade (Francigena, Cammino di Francesco, Via Benedicti) che può interessare vaste aree e territori che fino ad oggi sono rimasti marginali nell’ambito turistico e culturale. La strada è quella di legare le realtà già consolidate in una trama e in una storia con le aree storicamente e culturalmente ad esse legate, attraverso il turismo ecologico e culturale, per mezzo di un filo che unisca tutti i tasselli di questa grande rete e che affonda le proprie radici nella storia d’Europa: gli antichi cammini e le loro storie.

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