Lungo la via Francigena del sud: l’abbazia di
Fossanova
L’antica strada dei pellegrini
che conduceva dal sud Italia a Roma e viceversa, al fine di imbarcarsi per la
Terrasanta, asse viario principale e molto utilizzato per tutto il medioevo ed
oltre, toccava, nel suo dipanarsi una serie di località, castelli ed
insediamenti religiosi, borghi e villaggi nei quali i pellegrini o i mercanti
potevano ricevere assistenza, riparo e cibo.
Tra gli snodi più importanti e
sicuramente tra le perle del Lazio che vale la pena ancora oggi visitare, tanto
il tempo sembra essere stato clemente con questo complesso, spicca l’abbazia di
Fossanova, ai piedi dei Monti Lepini. L’antico
borgo sorto intorno all’abbazia di Fossanova è probabilmente uno dei luoghi più
suggestivi del panorama laziale. L’abbazia è considerata, insieme a Casamari,
uno degli esempi più significativi dell’architettura gotico-cistercense in
Italia. Nata da un convento benedettino, divenne cistercense nel 1135, allorché
i monaci iniziarono la costruzione della chiesa. Intorno nacque un complesso
che sopravvive tutt’oggi nella sua integrità, ricco di edifici antichi e
perfettamente conservati, che restituiscono, nel complesso il colpo d’occhio
che si offriva al pellegrino in pieno duecento.
Il
complesso gravita attorno a quello che era il fulcro della vita monastica, il
chiostro, famoso per la sua armonia e luogo spirituale della meditazione dei
monaci, intorno al quale sono disposte le strutture principali. Tutto il lato
occidentale è occupato dalla stupenda chiesa, orientata verso sud, da poco
restaurata ed oggi restituita all’antico, sobrio splendore tipico
dell’architettura cistercense, con pianta basilicale a croce latina con tre
navate e coro rettangolare; a nord si aprono la sagrestia e la Sala capitolare,
nella quale è inciso un grande nodo di Salomone, simbolo che gli esperti di
mistero e di esoterismo attribuiscono ad una forte presenza templare
nell’abbazia, ipotesi da verificare, per quanto affascinante, essendo il luogo
sicuramente suggestivo, dal momento che questo ambiente veniva comunemente
chiamato anche Sala dell’ascolto dello Spirito; era in questo luogo, infatti
che ogni mattina i monaci ascoltavano le
Sacre Scritture e altri testi di teologia, oltre a dibattere le più importanti
questioni amministrative ed economiche della comunità. Il lato orientale è
composto dal refettorio, dalla cucina e dalla dispensa, mentre sul lato
meridionale si aprono delle sale di rappresentanza e, forse, la casa
dell’abate. I piani superiori sono occupati dai dormitori dei monaci, mentre
più lontani trovano posto l’ala dei conversi, l’infermeria e la foresteria.
La
foresteria, in particolare riveste, nell’ottica del pellegrino e del viandante
un’importanza fondamentale. Essa era infatti disposta vicino all’antico ingresso
principale dell’abbazia e rispondeva alla precisa esigenza di accogliere tutti
coloro che avevano necessità di un riparo sicuro, di ristoro e spesso anche di
cure, dopo aver intrapreso il lungo viaggio da o verso Roma. L’ospitalità era
un preciso dovere della congregazione, espressamente indicato nella Regola di
S. Benedetto e ben si inseriva in quella rete di punti fissi di sosta nei quali
i pellegrini avevano possibilità di fermarsi, ben distribuiti lungo tutta la
via francigena. La foresteria era, infatti, composta da due edifici
perpendicolari tra di loro; nel primo (una vasta camerata) alloggiavano i
pellegrini, mentre l’altro fabbricato era composto da due piani, nei quali
trovavano posto, rispettivamente la cappella per i pellegrini e quella per i
religiosi di passaggio. Non molto distante da questa struttura vi era anche
l’infermeria dei pellegrini, oggi andata quasi del tutto persa, mentre
rimangono completamente intatte le altre strutture ricettive, che rendono
perfettamente l’idea dell’accoglienza e della capillare organizzazione
ricettiva che la presenza delle abbazie e dei monasteri garantiva lungo il
percorso della via francigena.
L’abbazia
è stata segnalata dalla Regione Lazio come uno dei poli attrattivi turistici
della Regione, essa è indissolubilmente legata al nostro territorio, sia per
ragioni storiche, sia per vicinanza. E’ un importante centro propulsore per lo
sviluppo del turismo sostenibile che la rete dei Cammini e delle antiche strade
(Francigena, Cammino di Francesco, Via Benedicti) che può interessare vaste
aree e territori che fino ad oggi sono rimasti marginali nell’ambito turistico
e culturale. La strada è quella di legare le realtà già consolidate in una
trama e in una storia con le aree storicamente e culturalmente ad esse legate,
attraverso il turismo ecologico e culturale, per mezzo di un filo che unisca
tutti i tasselli di questa grande rete e che affonda le proprie radici nella
storia d’Europa: gli antichi cammini e le loro storie.
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